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Roma, in città è crisi (tranne all’Olimpico)

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Chiunque avesse covato in cuor suo nostalgia del ventennio, magari senza avere l’ardire di confessarlo pubblicamente, quando i treni arrivavano in orario e le partite “eroiche” si giocavano alla stessa ora, domenica si deve essere commosso: i treni non sono arrivati in orario, perlomeno non tutti e anzi alcuni sono stati cancellati, ma le partite – a parte Cesena-Catania, uno sgarbo geopolitico per i Natali del duce… – sono cominciate tutte alle 15 e soprattutto a Roma si è agito littoriamente per il meglio. Roma-Inter è stata resa agibile, addirittura con i giocatori, le panchine e gli spettatori come in tempi normali, e così la squadra della Capitale ha potuto polverizzare l’Inter del senatore (di Testaccio) Ranieri quasi fosse un treno fermo di Moretti.

E con poetica concomitanza anche il suo “capitan futuro”, dico De Rossi, ha prolungato il contratto resistendo alle sirene straniere per la gioia capitolina, esattamente come il suo collega di reparto in Nazionale, il putto Montolivo: solo che invece che per la Fiorentina lo ha firmato con il Milan, da svincolato, a dimostrazione di come diversamente intendano la fidelizzazione dei propri giocatori migliori i due club, rispettivamente degli americani (leggi Unicredit…) e degli imprenditori marchigiani del lusso. Va detto a onore del sindaco post-fascista Alemanno, dunque perfettamente in carattere, che davvero si è mosso bene per salvaguardare la disputa della partita. È vero, dettagli infinitesimali ci raccontavano di una città inagibile per leggere discrepanze di sale, pale, macchinari ecc. Ma che ci frega? L’obiettivo era di portare in salvo Roma-Inter e tanto doveva bastarci. Roma veniva rinviata a data da destinarsi come metropoli, ma era un prezzo onesto da pagare allo stadio Olimpico e a quei commoventi rigurgiti di memoria di cui sopra. Certo, una mente infingarda potrebbe domandarsi se tutto questo tran tran per salvaguardare il pallone, mentre la città sprofondava, avrebbe avuto un senso nel caso il risultato fosse stato opposto. La sagacia alemannesca per tenere allegro almeno il popolo romanista provato dalle intemperie, mentre quello laziale annegava per consunzione a Genova, avrebbe forse potuto rischiare un durissimo colpo se all’Olimpico fosse scesa l’Inter di appena venti giorni fa. E invece è andato tutto perfettamente, come i cittadini della Capitale possono serenamente confermare…

Ah, quasi dimenticavo: naturalmente siamo tutti d’accordo nel volere, sempre volere, fortissimamente volere che il pallone che ci viene dato da vedere sia corretto, regolare, non truccato. Voglio dire che è ormai sempre più difficile sforzarsi a non pensare a un “over” come a un risultato scaturito da una combine basata su molti gol, o a un rigore dato oppure no in base a un accordo, all’impegno di un giocatore a scartamento ridotto per favorire un esito invece che un altro ecc. ecc. In una parola, non pensare a un calcio simulato invece che reale. Lo dico perché, casomai vi fosse sfuggito per inerzia dei mass media o vostro intenso desiderio di rimozione, dalle Procure – segnatamente per ora quelle di Cremona e di Bari – fioccano indagini, arresti ed elenchi di partite truccate anche nel campionato di Serie A 2010-2011: quello scorso, proprio così…

A quanto si legge sui primi verbali, con le confessioni degli arrestati, ci sono partite o truccate nei fatti per far sortire il risultato previsto dai manipolatori delle scommesse o truccate in teoria, ma non andate a buon fine nella pratica per qualche variabile, persino quella che va sotto il sintagma epocale che regge la Rotondocrazia, ovvero “la palla è rotonda”. Ma anche se non riuscite, sono combine sufficienti per far radiare dei tesserati. Fa una certa impressione, dunque, registrare queste confessioni e leggere poi le motivazioni delle condanne in primo grado di Moggi & soci da parte del Tribunale di Napoli, prodotte praticamente alla fine dei tempi supplementari se non addirittura ai rigori… (stavano scadendo i 90 giorni limite…).

Nessun arbitro corrotto, nessuna partita dal risultato condizionato, il campionato 2004-2005 in questione considerato regolare nei suoi sviluppi. Eppure le schede telefoniche usate da Moggi e date ad arbitri e designatori come inoppugnabile dimostrazione di una “perversa volontà” (virgolettato mio) da parte del principale imputato e dei suoi adepti di fare il “capomafia” (virgolettato sempre mio) basterebbero secondo il Tribunale a dimostrare che di associazione per delinquere si tratta e non di scherzi, millanterie, promiscuità subcalcistiche ecc… Nel frattempo la Juve imbattuta si frega le mani perché a meno di ricorsi accolti si giocherà tra tre domeniche una fetta di scudetto con un Milan deprivato di Ibra, espulso e squalificato per aver dato una manata ad Aronica nel-l’arida partita con il Napoli. Manata individuata non dall’arbitro, non da un assistente di linea con occhio umano, ma a quanto pare attraverso uno schermo tv a bordo campo: una specie di moviola clandestina in tempo reale non essendo ancora un dato tecnologico accettato dalle regole. Un pasticcio, vero? Un pasticcio che rimanda ai padroni del vapore, come Calciopoli, come Scommettopoli, a istituzioni senza nerbo né credibilità. Lui, dico Lui, nel ventennio i vertici sportivi li avrebbe gratificati di energiche stivalate nel semicupio. Noi invece ci ritroviamo a spalare la neve in una Roma inagibile purché possa regolarmente svolgersi la partita dell’Olimpico…


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